Gatti col muso schiacciato: quali i problemi ?

La sindrome brachicefalica nel gatto è un insieme di anomalie anatomiche di soggetti con una caratteristica faccia schiacciata. La conformazione della loro testa non consente un’armonica e corretta costituzione delle prime vie aeree e dei condotti naso lacrimali.

In questo articolo vorrei farti capire l’importanza di una corretta gestione di animali tanto delicati e le implicazioni sulla loro salute quando si allevano soggetti con queste caratteristiche morfologiche portate all’estremo.

Gatti brachicefali: quali sono?

Le razze di cui stiamo parlando sono il Persiano, l’Exotic shorthair  e l’Himalayano. Sono quei mici con testa rotonda ed un muso particolarmente schiacciato.

gatto brachicefalo sindrome respiratoria

Sono molto ricercati per l’espressione degli occhi che diventano più sporgenti e la mascella inferiore prominente che li rende molto caratteristici.

Ma cerchiamo di capire quali sono i reali difetti che questa espressione nasconde e quali problemi porta con sé.

Anatomia e problemi del gatto brachicefalo.

Cercando in rete l’espressione sindrome brachicefalica, escono articoli solo ed esclusivamente riferiti al cane e spesso le informazioni riportate al gatto, ricalcano quelle che vengono descritte per il cane.

Ma in realtà è un errore.

Se è infatti vero che i cani brachicefali, soffrono soprattutto di sindromi respiratorie, associate ad anomalie dell’anatomia di narici, palato molle e trachea e secondariamente della mucosa laringea, questo non è altrettanto vero per il gatto.

Nel gatto brachicefalo, un cranio prevalentemente rotondo e corto, non consente uno sviluppo corretto delle cavità nasali ed ancor di più del sistema di drenaggio dei condotti naso lacrimali, con varie anomalie della loro anatomia, quali l’occlusione congenita o secondaria dei condotti lacrimali esterni (detta atresia), dovuta a riduzione del diametro dei canali o per insufficienza nel sistema di drenaggio.

Possono inoltre essere presenti fenomeni di entropion (palpebra che si rovescia all’interno dell’occhio) ed epifora (eccessiva lacrimazione) con conseguente irritazione della cute sottostante che diventa quindi facile sede di complicanze batteriche.

Quindi possiamo dire che il gatto brachicefalo va incontro soprattutto a problemi di tipo oculare oltre che respiratorio.

gatti brachicefalici confronto

Per capire come questo fenomeno avviene, come al solito abbiamo bisogno delle immagini.

Come puoi notare nel gatto in primo piano la canna nasale non c’è.
E’ tutta condensata in mezzo centimetro scarso di ossatura. I canali di scolo lacrimali sono infossati e per questo, spesso non sviluppati.

Se poi osservi la punta del naso del gatto dolicocefalo (quello dietro per intenderci) noterai che è abbondantemente posto sotto alla punta esterna degli occhi. Guarda invece a che altezza si trova quella del gatto in primo piano.

Capisci? Ma non basta.

Altre ed ancor più gravi sono le anomalie a cui questi gatti sono soggetti e riguardano l’anatomia del palato molle, che raramente è più lungo del normale (con le stesse implicazioni che si possono descrivere per il cane) ma soprattutto per il palato duro che non ha più la corretta inclinazione.

Esso, infatti invece di essere posizionato orizzontalmente è ruotato verso l’alto, con gravissime implicazioni nelle funzionalità masticatorie.

Altra anomalia è l’accoppiamento mascella – mandibola tale per cui, i denti non riescono più ad essere allineati, soprattutto quando il prognatismo (la mascella inferiore supera quella superiore) è molto accentuato. Il risultato è una maggiore o totale difficoltà a prendere cibo.

Ancora un volta con una immagine è più semplice.

gatti brachicefalici

Sindrome brachicefalica nel gatto i livelli di gravità.

Purtroppo questa alterazione anatomica non è immediatamente evidente solo osservando il gatto dall’esterno, mentre diviene estremamente palese se si guarda la sua struttura anatomica.

Un recente studio ha cercato di mettere in relazione la gravità delle anomalie con la sintomatologia che presentavano i soggetti colpiti.

La classificazione che ne è scaturita è quella rappresentata nell’immagine qui sopra.

I 4 gradi prendono in considerazione soprattutto l‘inclinazione dei canini superiori e quella del palato: maggiore è la posizione orizzontale dei canini, e maggiore sarà l’inclinazione verso l’alto del palato e quindi più grave sarà la sindrome.

Nella foto si può notare anche la conformazione del naso e degli occhi.

E’ stato durante questo studio che si sono evidenziate le anomalie dei condotti naso lacrimali e che si è capita la reale gravità del problema rispetto a questo aspetto.

Utilizzando la TC infatti  si è notato che maggiore era il grado di brachicefalia, maggiori erano le anomalie presenti in questo distretto anatomico ed addirittura nella forma più grave la radice del dente canino andava a raggiungere il condotto naso lacrimale che si riduceva a pochi millimetri di lunghezza.

Ma perché è importante questo studio?

Questo studio è importante sia per gli allevatori che per i proprietari.

E’ utile infatti poter classificare come più o meno grave una conformazione che impedisce di fatto al gatto di vivere una vita normale, in quanto questo gli impedisce di masticare correttamente, respirare agevolmente e spesso anche di avere una vista normale, considerando le complicanze che potrebbero esserci anche a livello oculare: la presenza di entropion non rende agevole la vista del gatto che, tra l’altro soffre anche molto in questa condizione.

Grazie alle misurazioni che si sono effettuate è possibile definire dei limiti entro cui considerare accettabile la riproduzione di un soggetto brachicefalo.

In Germania per esempio non è consentito mettere in riproduzione soggetti che abbiano la punta del naso che superi il limite inferiore dell’occhio.
La selezione dell’uomo necessita inevitabilmente un passo indietro per ridare nel tempo una forma più normale a linee di sangue che sarebbero da abbandonare.

Sintomi di sindrome brachicefalica nel gatto.

La sintomatologia nel gatto dipende dalla gravità delle anomalie anatomiche e sono piuttosto simili a quelle del cane per quanto riguarda la difficoltà respiratoria:

  • fame d’aria e respirazione ansimante (rara nei gatti normali);
  • rumori espiratori;
  • riluttanza al movimento;
  • infiammazioni ricorrenti agli occhi;
  • dermatiti ricorrenti.

La scarsa volontà al movimento inoltre tenderà a farlo ingrassare con tutte le complicanze che questa evenienza comporta: stress, cistite idiopatica e altre.

Gatto brachicefalo

Diagnosi di sindrome brachicefalica nel gatto.

La diagnosi avviene grazie all’osservazione anatomica, per quanto riguarda le manifestazioni e misurazioni esterne, mentre per le possibili complicanze laringee e del palato necessitano di una laringoscopia.

Come abbiamo detto però, sono piuttosto rare e vista la possibilità di complicanze legate alla condizione del gatto, è sconsigliata una manovra di questo genere, da fare in sedazione totale.

In caso di entropion c’è la possibilità di intervenire chirurgicamente con gli stessi possibili rischi visti sopra.

Terapia.

Il trattamento di un gatto con sindrome brachicefalica non può che essere conservativa e preventiva di tutte la possibili complicanze legate alla difficoltà respiratoria, quindi il mantenimento di un ambiente il più possibile fresco e ventilato, somministrazione di alimenti il più possibile digeribili e di buona qualità.

Limitare il peso dell’animale e non farlo mai ingrassare, fare attenzione all’attività fisica che sia presente ma moderata.

La pulizia degli occhi e del canale di scolo delle lacrime è consigliato onde evitare la proliferazione di colonie batteriche o fungine che traggono vantaggio da una scarsa igiene ed ambiente umido della pelle.

Infine una raccomandazione.

La riproduzione di soggetti con anomalie gravi della testa è assolutamente sconsigliata e dovrebbe essere scongiurata, onde evitare di procreare soggetti potenzialmente malati.

Bene per oggi abbiamo terminato.

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  1. https://icatcare.org/news/mounting-evidence-prove-flat-faced-cat-breeds-are-suffering
  2. http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0161777
  3. http://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1016/j.jfms.2009.09.010

Credito immagini

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